Definirla una semplice partita sarebbe offensivo nei confronti degli Dei che sorvegliano sulla Storia e il Mito. Un incontro che per commentarlo non basterebbero Omero e Virgilio, padri della NOSTRA cultura, un incontro che abbandona i confini dello sport per fissarsi in quell’angolo dell’Empireo da sempre dimora dei Martiri e degli Eroi. Uno scontro titanico fra due culture e due civiltà, uno scontro fra due secoli e due idee che ha visto ancora una volta il sommo ideale Italico stagliarsi nitido nei cieli dell’Universo e sui campi rigogliosi d’Europa. Volgo poi un plauso, ed un abbraccio affettuoso ad un veterano di mille battaglie che dallo scoglio della panchina ha posato il suo occhio esperto e da comandante sulle turme della squadra che agitate dai marosi dello Sport, lottavano per resistere alla furia agonistica degli avversari: il SOR ANTONIO, più che un allenatore un centurione, il nostromo che ha guidato la nostra barca alla vittoria, voto - 9

STEFANO, voto - 7.5

Baluardo a difesa del Mastio del Castello, incatena i tiri degli avversari con le sue mani gelide e decise. Col piglio autoritario che contraddistingue chi nella vita ha già compiuto una scelta definitiva, guida il reparto arretrato con un’autorità degna di nota. Autoritario.

FRANCESCO SCAMBIA, voto – 7

Responsabile di alcuni fra i più micidiali affondi nella dura difesa avversaria, volteggia inesorabile fra le gambe dei nemici. Rapido, fulmineo, puntuale come i treni di molti anni fa. Peccato che a volte pecca di scarsa lucidità sotto porta, mancando il colpo di grazia all’avversario. Imprendibile.

MORINI, voto – 6.5

Come un novello Sansone risente del nuovo look, e spaesato e con i neuroni infreddoliti si fa superare dalle resistibilissime puntate(?) offensive di FARAI. Dotato di una grande carica agonistica sviluppa robuste entrate sulle gambe degli avversari, affibbiando reiterati calcioni sulle straniere caviglie degli antagonisti. Il voto soprattutto per la furia agonistica e l’impegno invero un po’ annebbiato, anche se meriterebbe 5 perché tende a scusarsi eccessivamente con l’arbitro per i falli commessi. Sansone (con i capelli tagliati)

GIN, voto – 8

Etereo in alcune giocate, non disdegna la mischia da cui a volte esce palla al piede. Si sacrifica per la squadra fornendo alcuni dei migliori suggerimenti in fase offensiva. Regala i suoi polmoni per il conseguimento dell’obiettivo finale, uscendo tra gli ultimi, mai domo. Come un aviatore del Primo Conflitto mondiale, unisce acrobaticità e spericolatezza imperversando nell’area avversaria, ricordandosi sempre però dei compagni in difesa. Audace.

BRUSSO, voto – 9.5

Vestita la giubba rossa di albionesca e garibaldina memoria, non accenna a diminuire la furia e la classe che l’avevano contraddistinto con una casacca di più idoneo colore. Fa letteralmente impazzire i nemici dimostrando che la legge di Gravità a volte può e deve essere ignorata. Incollando la palla al piede si invola in colpi da manuale di Calcio, che anche le menti più accorte faticano a inserire in un contesto naturale. TITANICO.

BASILIOS, voto – 6.5

Conscio dei propri limiti tecnici, trasforma una semplice partita calcistica in una battaglia dai chiari connotati epici. Si getta sui palloni con maschia determinazione, sopperendo alle proprie mancanze calcistiche con l’ardore tipico di antichi guerrieri nostrani. Spunta gli attacchi offensivi di Farai, annichilendo un troppo sovrastimato giocatore. Responsabile di un’entrata robusta e miliziana su di un innocente Darius, ripaga così il fio della scorrettezza di alcuni suoi avversari. A disagio con una casacca che non sente sua, cerca di onorare lo stesso la maglia, aggredendo gli avversari in ogni dove e in ogni modo. Più a sua agio sui campi insanguinati sotto le mura di Ilio che su un rettangolo da gioco. Omerico.